“Da San Francesco D’Assisi a Papa Francesco”

Storie di San Francesco: “Prova del fuoco” – affresco della Basilica Superiore di Assisi

IL CONCETTO DI “DIALOGO INTERRELIGIOSO”

La Fondazione si pone l’obiettivo di intraprendere un percorso spirituale di confronto e di interazione tra persone portatrici di ideali differenti, nel presupposto che il “dialogo” costituisca lo strumento migliore per diffondere e divulgare la pace in ogni sua forma e in ogni suo aspetto.

A tal riguardo, la Fondazione vuole porre una breve riflessione, prendendo spunto dall’incontro del 4 febbraio 2019, avvenuto ad Abu Dhabi, tra Papa Francesco e l’Imam Ahamad Al-Tayyed, conclusosi con la sottoscrizione del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”: si tratta di un evento storico tra il Santo Pontefice e il leader islamico che, personalmente e non per mezzo di delegazioni, come invece solitamente accade, siglano una dichiarazione congiunta di intenti, che riporta alla mente, con annessi parallelismi, la visita di San Francesco D’Assisi al sultano d’Egitto Al-Malik Al-Kamil nel 1219, al tempo della quinta crociata, presso le mura della città di Damiata sul delta del Nilo.

La storicità di quell’evento è riportato nell’XI Canto del Paradiso della Divina Commedia, nel quale Dante recita “(…) e poi che, per la sete del martirio, ne la presenza del Soldan superba predicò Cristo e li altri che ‘l seguiro, e per trovare a conversione acerba troppo la gente e per non stare indarno, redissi al frutto de l’italica erba (…)” (Paradiso – Canto XI, vv. 100 – 108) ovverosia “(…) e dopo che, per il desiderio del martirio, predicò alla presenza superba del sultano la parola di Cristo e degli apostoli, e avendo trovato ancora non pronta la gente alla conversione e per non stare ozioso, ritornò in Italia dove la richiesta era abbondante (…)”.

E ancora, l’avvenimento è raffigurato nel famoso affresco di Giotto, che si può ammirare nella Basilica Superiore di Assisi, dov’è rappresentata la “Prova del fuoco”, narrata da San Bonaventura, secondo il quale San Francesco avrebbe proposto al sultano di camminare sui carboni ardenti per stabilire quale fosse la vera fede.

Gli incontri di Damiata nel 1219 e di Abu Dhabi nel 2019, seppur avvenuti a distanza di ben 800 anni, tra i massimi rappresentanti della religione cattolica e del credo islamico, presentano delle simili quanto straordinarie connotazioni di pensiero, che possono essere sintetizzate nel concetto di “dialogo interreligioso”.

Nel pieno della quinta crociata, il Santo di Assisi decide di lasciare la sua terra e la sua città, per realizzare il suo ardente desiderio di predicare la fede cristiana tra i musulmani e di annunciare il vangelo di Cristo a tutti gli uomini, a prescindere dal loro credo religioso: motivo per il quale, si rende parte dell’esercito crociato e decide di incontrare, tra diverso peregrinare, il sultano d’Egitto, il quale non lo rifiutò, anzi lo ascoltò volentieri ma declinò l’invito di convertirsi con tutto il suo popolo.

In tempi più recenti, anche se con dinamiche assolutamente differenti, ma spinto dal medesimo desiderio di pace, Papa Francesco decide di incontrare l’Imam Ahamad Al-Tayyed ad Abu Dhabi nel 2019, giungendo a sottoscrivere una dichiarazione di comuni volontà da impegnarsi nel diffondere, non solo tra i capi di stato e i vertici influenti di ogni nazione, ma anche e soprattutto nel tessuto sociale e nelle organizzazioni capillari delle singole comunità.

“Il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, titolo di detta dichiarazione, parte dall’analisi dei fondamentali concetti di “fratellanza” e di “solidarietà”, anche se quest’ultimo in qualità di corollario del primo, che accomunano la religione cristiana e il credo islamico, in quanto espressamente riportati sia nella Bibbia e sia nel Corano.

Infatti, nel vangelo di Matteo, Gesù afferma che “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella, madre (Mt 12,50); pensiero ampiamente trattato da Papa Giovanni XXIII, il quale sostiene che “in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra”, ma anche da Papa Benedetto XVI, il quale sintetizza i entrambi i concetti con l’espressione “l’ideale cristiano di un’unica famiglia di popoli, solidale nella comune fraternità” (Enciclica Caritas in veritate, 13).

Allo stesso modo, nel Corano, la nozione di fratellanza, caratterizzata da sfumature differenti ed intesa in termini più generici di “uguaglianza sociale”, è affidata alle parole di Adamo ed Eva, i quali affermano “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda” (Sura 49,13), facendo riferimento all’idea primordiale di una comune discendenza che eguaglia il genere umano. 

Inoltre, nel corso dell’incontro, i leader religiosi fanno cenno di avere un’approfondita conoscenza storica reciproca, ricordando che le religioni non incitano mai alla violenza, quasi a voler dimostrare di essere consapevoli del sangue che è stato versato in nome della religione, strumentalizzando erroneamente e bistrattando il nome di Dio.

Pertanto, è evidente che partendo da presupposti comuni, l’unico strumento per evitare le forme estreme di integralismo e di razzismo religioso, che costituiscono la degenerazione della cultura e della spiritualità dell’uomo, è rappresentato dal “dialogo”, dalla necessità di interloquire, di scambiarsi pareri, di conoscere l’altro, che, come accaduto ad Abu Dhabi, per quanto può sembrare differente, lontano e alienato dalla nostra realtà, risulta paradossalmente similare nel modo di pensare e di agire, intellettualmente vicino alla nostra forma mentis e ai nostri dogmi.

A conferma e riprova di quanto appena espresso, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco affermano che “quando persone di religioni differenti si incontrano, questo può indicare per entrambe le parti purificazione e arricchimento”.

Si badi bene, i Pontefici fanno riferimento al concetto di purificazione ovverosia di rendere gli uomini spiritualmente puri, privi di colpe e peccati e, di conseguenza, liberi di arricchirsi, in quanto solo chi è scevro da preconcetti e pensieri negativi può conoscere veramente l’altro ed elevare il proprio spirito, atteso che la diversità, nel caso specifico religiosa, ha un ruolo determinante nella storia della salvezza dell’uomo.

Si ritiene che l’incontro, svoltosi nel segno della pace, tra il Sommo Pontefice e l’Imam islamico, e prima ancora di San Francesco con il sultano d’Egitto, debba rappresentare un monito per le comunità di ogni parte del mondo, in quanto i concetti di fratellanza, solidarietà, uguaglianza, reciproca conoscenza, da svilupparsi attraverso il dialogo costante, devono essere applicati, con una portata più generale, alla distinzione tra persone credenti e non credenti, non limitandosi soltanto alla dicotomia tra la religione cattolica e quella islamica: sul punto, significativa un’espressione di Papa Francesco, il quale ha messo in evidenza che “si tratta di scoprire e accogliere l’altro nelle sue peculiarità e di arricchirsi a vicenda con la differenza, in una relazione segnata dalla benevolenza e dalla ricerca di ciò che possiamo fare insieme”. Ed è proprio questo lo spirito che muove la Fondazione, in quanto la conoscenza e l’accettazione “dell’altro”, da perseguire attraverso il dialogo continuo e costruttivo, consente di rendere l’uomo, nella sua differenza e con le sue peculiarità, incredibilmente libero di scegliere cosa “possiamo fare insieme”.

Avv. Danilo Rosalini

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